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Spionaggio/ Cosa ci fa nave Elettra nel mar Nero?

di Redazione
7 Giugno 2014
in Rassegna Stampa
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Dal 15 giugno potrebbero essere occhi ed orecchie (elettroniche) italiane a monitorare l’andamento della crisi ucraina. Secondo l’agenzia di stampa russa RIA Novosti, che cita fonti turche, sarà la nave da sorveglianza elettronica della Marina Militare ELETTRA a sostituire la “collega” francese SURCOUF (classeLA FAYETTE), che aveva passato i Dardanelli il 28 maggio per fornire supporto SIGINT alle navi NATO presenti in Mar Nero dall’inizio del conflitto russo-ucraino. La fregata aveva preso a sua volta il posto della DUPUY de LOME, unità di sorveglianza francese, coetanea della nostra ELETTRA, cui ora toccherà il lavoro di intelligence elettronica. Una missione che non è stata reclamizzata dal Governo (un po’ come avvenne l’anno scorso con l’invio del caccia antiaereo ANDREA DORIA in acque libanesi, nel momento più caldo della crisi NATO-Siria seguita all’uso dei gas durante una drammatica fase della guerra civile), almeno sino allo scoop dell’agenzia russa. D’altra parte, non va dimenticato che il passaggio delle navi da guerra dallo stretto dei Dardanelli va notificato alla Turchia in base alla Convenzione di Montreaux del 1936, che prevede come la notizia vada “girata” ai paesi rivieraschi, limitando inoltre a turni di 21 giorni la presenza delle navi stesse. Da qui, la notizia che la sofisticata “Mata Hari” della flotta italiana sarà impiegata per monitorare la guerra civile ucraina, nel quadro delle attività NATO; operazioni normali e prudenziali, data la situazione, ma che non ha stoppato critiche e proteste, non solo di marca pacifista, visto che la Lega Nord ha presentato un’interpellanza in Parlamento, chiedendo al governo di confermare o smentire la missione.

Missione che, al netto delle prevedibili polemiche politiche, sul piano tecnico e operativo ben si confà alla nave più “misteriosa” della Marina Militare. Dell’ELETTRA, entrata in servizio nel 2003 – anche se la piena operatività data dal 2006, una volta completata l’integrazione dei suoi sofisticati apparati elettronici – col distintivo alfanumerico ottico A5340, non si conoscono che le caratteristiche generali (2.960 t), e la silenziosità dell’apparato motore diesel-elettrico di avanzata configurazione e a magneti permanenti – come nei sottomarini più sofisticati -, che assicura una segnatura acustica ridotta. Un elevato livello di automazione consente di condurre l’unità con un equipaggio di 30 elementi (con 28 posti destinati a personale femminile), anche se nelle schede ufficiali viene riportato un ruolino organico di 73; in effetti, vi sarebbe la possibilità di imbarcare fino a 65 operatori d’intelligence addetti a una trentina di sistemi ultra sofisticati di intercettazione e monitoraggio elettronici. Apparati probabilmente già impiegati in attività reali, dal Libano (dopo la guerra del 2006) alla crisi libica del 2011. Come disse l’allora Capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Biraghi al momento della consegna della bandiera di combattimento, il 7 ottobre 2005, “questa nave non ha missili né cannoni, tranne quelli per autodifesa [2 KBA da 25/80 mm], ma…è dotata di occhi e orecchie giusti per guardare e sentire lontano”.

Rivista Difesa, 4 giugno 2014

Tags: FranciaguerreLibanoLibiaMarina militarenave ElettraRivista DifesaRussiaservizi segretispionaggioUcraina
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