
“Se non puoi attaccare il ragionamento , attacca il ragionatore” diceva lo scrittore francese Paul Valery, e questo è ciò che sistematicamente fa la sinistra quando si trova in difficoltà. In questi ultimi tempi , in cui tutta la politica demagogica e buonista è entrata in crisi sotto i colpi del terrorismo integralista, in cui il Front National è divenuto il primo partito di Francia interpretando meglio di tutti il disagio del popolo francese , la sinistra transalpina, invece di chiedersi dove aveva sbagliato e cosa poteva fare per rimediare, ha tirato fuori la parolina magica “populista” per neutralizzare il nemico, loro l’avversario lo chiamano così, farneticando anche di ipotetiche guerre civili.
E’ tipico del loro modo di essere, invece di ragionare, riflettere, analizzare, i sinistri estraggono dal cilindro la parola lobotomizzante, con cui criminalizzare o emarginare “l’altro” ,e così si rincantucciano nelle loro poche certezze ed evitano qualsiasi confronto. Una volta la parolina magica era “fascista” ma perfino i compagni si rendono conto che è difficile da riciclare ad ogni piè sospinto, rimane attuale solo in qualche soffitta dell’Anpi, se fosse un oggetto la troveresti tra una pista della Polistil ed un trenino Marklin.
E così ecco il fiorire di” populista”,” razzista”,” omofobo”, e adesso la nuova genialata : “sciacallo”.
Se qualcuno da destra denuncia gli effetti tragici delle politiche di sinistra, culminate con la morte di molti civili, non può che essere uno sciacallo. Questo animale, della famiglia dei canidi, che collabora a tenere pulita la savana, incarna la nuova immagine criminalizzante che la sinistra appioppa alla destra.
Hanno cominciato i socialisti francesi all’indomani della strage di Parigi ed hanno continuato i sinistri nostrani. Se critichi, vuoi strumentalizzare i morti, se analizzi certe politiche di accoglienza , non hai rispetto per il cordoglio altrui. I responsabili di errori macroscopici di valutazione, vedi anche Sarkozy, si ergono a giudici, gli altri che stiano zitti.
Ed ora in questo contesto, arriva il nostro premier “so-tutto-io”. Il suo governo, dopo aver emanato il decreto salva-banche, pensava di avere imboscato , scusate il facile gioco di parole, tutta la vicenda e di averla sfangata senza pagare dazio.
Ma poi un umile pensionato di Civitavecchia si uccide ed il caso esplode in tutta la sua drammaticità.
Il premier dei miei stivali insorge contro gli attacchi di tutte le opposizioni, si mostra sdegnato, alza il tono di voce, tipico di chi è stato toccato sul nervo scoperto, e dà dello sciacallo a chi avrebbe strumentalizzato la morte dell’anziano risparmiatore. E così inserisce il pilota automatico della sua dialettica, da cui escono tante parole dette bene ma inconsistenti , vacue come la sua persona.
Perché uno si uccide, se lo è mai chiesto, caro signor premier? C’è chi compie quel gesto per una forte depressione, il mal di vivere, e si lascia andare, spesso senza un messaggio di spiegazione. C’è anche chi, e sono tanti, lo fa per una forma di dispetto, di vendetta, di sfida, di ultima disperata testimonianza per un’ingiustizia subita.
Il pensionato truffato dalle banche aveva perso tutto, denaro, salute, speranze, e non aveva né fama né potere ; una sola cosa di prezioso gli restava, ed era la sua vita e quella ha usato perché si sapesse cosa aveva subito. Infatti aveva affidato la sua testimonianza ad un messaggio postumo.
Ci fu tanti anni fa, nel 1969, un ragazzo di Praga, di nome Jan Palach, da lei inarrivabile per grandezza morale, e certamente poco conosciuto , dal momento che non esiste sezione del PD che gli abbia dedicato uno straccio di targa o di ricordo, che si diede fuoco in piazza san Venceslao . Fu un atto di protesta contro l’invasione sovietica in Cecoslovacchia ; alcuni ragazzi decisero di compiere un gesto clamoroso che richiamasse il mondo alle sue responsabilità di fronte alla libertà calpestata dai carri armati rossi. Stabilirono, erano alcune decine, che uno di loro si sarebbe immolato, e poi un altro ancora, ed il nome del prescelto sarebbe stato estratto a sorte. Toccò a Jan Palach e poi fu la volta di Jan Zajic e poi ancora, in un’altra città ,di Evzen Plocek. Non avevano altre armi, altri mezzi per testimoniare . La sinistra italiana ha sempre sottaciuto questa vicenda, di fatto anteponendo i carri armati alle fiamme dei martiri.
Caro premier parolaio, ha capito o finge di non capire, che quel pensionato voleva che si parlasse del suo gesto? Per questo è morto, ed è cercare di stendere un velo pietoso sul suo caso che ci si comporta da sciacalli : questo animale della savana in fretta e furia fa scomparire ogni traccia di un delitto commesso da altri.
Migliaia di cittadini truffati gli debbono riconoscenza, la sua morte non è stata invano proprio perché politici seri e puliti hanno chiesto giustizia, lei li ha chiamati schifosi. I toscani definiscono “sudici” gli uomini privi di scrupoli e di morale.
Si lavi, signor Renzi!