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Gli ucraini vendono le armi occidentali al miglior offerente. Russi compresi. Il caso dei Caeser francesi

di Mirko Tassone
8 Luglio 2022
in Estera, Guerre e pace
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Gli ucraini vendono le armi occidentali al miglior offerente. Russi compresi. Il caso dei Caeser francesi
       

Sostenere la resistenza ucraina, costi quel che costi. Questa la parola d’ordine dell’amministrazione americana, seguita al guinzaglio dalle cancellerie europee. Nonostante le morti, le distruzioni e il devastate impatto economico provocati dal conflitto, l’occidente continua a pensare che l’unica soluzione possa arrivare dall’invio di ulteriori armi all’Ucraina. La convinzione, che non sembra essere scalfita neppure dalle notizie che arrivano dal fronte, rischia di generare un impatto dalle conseguenze imponderabili, sia nel breve che nel lungo periodo. Fin dell’annuncio dell’invio di ingenti forniture militari all’Ucraina, infatti, intelligence e analisti hanno lanciato l’allarme sulla possibilità che parte del fiume di armi destinato a Kiev possa disperdersi in qualche rivolo  incontrollabile.

A inizio giugno, l’allarme era stato rilanciato in seguito ad alcune segnalazioni secondo le quali missili anticarro Javelin forniti dagli Usa, sarebbero stati messi in vendita sul dark web a 30 mila euro. Come se non bastasse, nei giorni scorsi, alcuni osservatori hanno parlato di armi occidentali destinate all’Ucraina vendute in Medio Oriente e Africa. La possibilità che i trafficanti possano impadronirsi di parte degli arsenali occidentali messi a disposizione di Kiev, ha ricevuto nuova linfa con la notizia di due obici semoventi Caesar di produzione francese finiti in mani russe.

Ad arricchire di particolari la vicenda, ci ha pensato giovedì scorso il sito d’informazione filo russo Donbass insider che, richiamando non meglio precisate fonti militari francesi, ha confermato la notizia. Tuttavia, secondo l’autore del pezzo, i soldati di Mosca non avrebbero conquistato gli obici sul campo, ma li avrebbero banalmente acquistati, come fossero due lussuose berline. A venderli, neppure a dirlo, sarebbero stati gli stessi ucraini. Una notizia che, se confermata, sarebbe sconcertante, soprattutto alla luce dei continui peana con i quali il presidente Zelensky invoca aiuti militari all’occidente.

A rendere ancor più surreale l’intera vicenda, il quadro tratteggiato dal canale Telegram Rybar che ha proposto un dettagliato resoconto sul destino di alcuni dei 14 semoventi forniti dalla Francia: tre dei quali sarebbero andati in fumo durante un attacco aereo, mentre si trovavano ancora incellofanati nella stazione ferroviaria di Kurakhovo;  un altro sarebbe stato distrutto sull’isola di Kuban nella regione di Odessa e altri due sarebbero finiti nelle officine russe di Uralvagonzavod, i cui tecnici sarebbero già al lavoro per carpirne i segreti. Questi ultimi, secondo Rybar, sarebbero stati venduti dagli ucraini per “una cifra ridicola”, ovvero “120 mila dollari”. Un vero e proprio affare, grazie al quale i russi avrebbero la possibilità di scoprire i segreti e gli apparti tecnologici di un’arma il cui valore supera i 7 milioni di euro.

A dare nuova impulso alla notizia fatta circolare dai canali filo russi, è stato Bulgarian military, per la quale è plausibile che i due obici “siano stati rivenduti con l’aiuto di un intermediario”. Un’ipotesi non confermata da dati oggettivi, ma suffragata, scrive la rivista bulgara, dalla “sensazione che militari ucraini corrotti siano coinvolti nel commercio illegale di armi”. Un concetto ribadito su Telegram anche dal canale filorusso Abs News, secondo il quale “Il comando delle Forze armate dell’Ucraina” rivenderebbe “in Medio Oriente e Nord Africa attrezzature e armi fornite dalla Nato”.

La denuncia potrebbe essere capziosa o finalizzata ad alimentare la propaganda di Mosca, tuttavia il dubbio che molte delle armi fornite dall’occidente possano alimentare ben altro che la resistenza di Kiev, è stato paventato anche da Jürgen Stock. Come riportato dal Guardian, il capo dell’Interpol, intervenuto alla Anglo-American Press Association a Parigi, ha affermato senza mezzi termini, che “le armi inviate in Ucraina dopo l’invasione russa di febbraio finiranno nell’economia sommersa globale e nelle mani dei criminali. Soprattutto quando la guerra sarà finita, ma anche adesso mentre parliamo – ha aggiunto – i criminali si stanno concentrando sulle armi”, tanto che “dovremmo essere allarmati e dobbiamo aspettarci che queste armi vengano trafficate non solo nei paesi vicini ma anche in altri continenti”.

Un traffico che potrebbe essere già in atto e di cui i russi avrebbero beneficiando non solo nel caso dei Caesar ma, stando a quando riportato dalla rivista tedesca Overton-Magazin, anche in occasione della battaglia per il controllo di Mariupol, quando i soldati di Mosca avrebbero abbattuto alcuni elicotteri mandati da Kiev per evacuare i soldati assediati all’Azvostal con missili Stinger comprati sul mercato nero. Se il mercimonio di armi fosse realmente in atto con la guerra ancora in corso, è facile immaginare cosa potrebbe accadere non appena il cannone cesserà di tuonare e dal fronte ritorneranno torme di uomini costretti a sopravvivere in un paese in ginocchio. Un paese che potrebbe diventare il prodigioso bazar nel quale acquistare sofisticati sistemi d’arma a prezzi di saldo.

Tags: FranciaguerreRussiaUcraina
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