Dal momento che mi pare di capire – da certi comportamenti – che non solo si intende insistere in strategie comunicative totalmente errate, ma si vuole pure accentuarle, ricorrerò all’aneddotica, soluzione immaginifica adatta a penetrare (forse…) nelle menti più semplici e meno provvedute…

Notte fra sabato 17 e domenica 18 giugno 1815. Piana di Waterloo. La giornata è stata afosa e il calare delle tenebre non ha portato refrigerio. Qualche tuono annuncia che presto potrebbe scoppiare un temporale anche di forte intensità, ma per il momento ancora si fa attendere. Nel quartier generale britannico, nei pressi di Mont Saint-Jean, gli aiutanti di campo (molti dei quali giovani e giovanissimi rampolli della nobiltà inglese) e gli ufficiali subalterni si affollano intorno al loro comandante, il duca di Wellington, certamente per trarre conforto e sicurezza dalla sua calma glaciale. Per alcuni, che per ragioni anagrafiche non avevano potuto prendere parte alla Guerra Peninsulare in Spagna e Portogallo (1808-1814) contro i francesi, quella che si annunciava per l’indomani era la prima grande battaglia della loro vita (e per non pochi di essi sarebbe stata anche l’ultima…).
Il desiderio di avere indicazioni su cosa sarebbe potuto accadere il giorno dopo era troppo forte, per cui i più audaci azzardarono a chiederlo al loro comandante: “Vostra Grazia, che cosa accadrà domani?”. Con il suo consueto, nobiliare distacco, il “Duca di ferro” [così era soprannominato] li guardò con l’aria serena di un comandante che di battaglie ne aveva vinte molte, contro i francesi, e rispose: “Verranno su alla solita vecchia maniera [si riferiva al fatto che i francesi erano soliti attaccare in colonne di battaglione, invece che in linea] e noi li batteremo alla solita vecchia maniera” [vale a dire con i reparti schierati in linea, che potevano sviluppare un volume di fuoco nettamente superiore a quello dei francesi, come era accaduto a partire dalla battaglia di Maida, in Calabria, nel 1806, ed era continuato per tutta la Guerra Peninsulare, senza che i comandanti francesi – salvo pochissime eccezioni – si accorgessero della natura del problema]. Questo accadde puntualmente anche il giorno dopo, a Waterloo.
L’aneddoto serve solo a ricordare che l’iterazione di tattiche e strategie già dimostratesi perdenti in varie occasioni, specie quanto si va all’attacco di gente molto abile nella difesa, serve solo a perdere una volta di più e forse sarebbe meglio cambiarle. Forse…
Va da sé che pur essendo tornato a votare per la prima volta dopo decenni di disgusto, anche perché era il mio primo voto di residente nella mia nuova casa, da toscano finito in Emilia, e stabilito che a me di queste destre NON ne vedo una minimamente decente…
voglio però restare in tema: Visani è come un ufficiale di Stato Maggiore che non legga le cartine e le mappe o i rapporti dei ricognitori, che in guerra sono come i numeri. Fare come i Prussiani di Blucher, che i numeri li conoscevano, e hanno fatto fare il grosso del lavoro lercio sul campo agli Inglesi, hanno sfiancato mezza Grande Armee portandosela a spasso nei dintorni e vanificando il tentativo di Napoleone di combatterli (e vincerli) separatamente.
I numeri e le cartine dicono che la Waterloo è per ora delle sinistre che sono costrette a richioamare tutti i riservisti del Battaglione Iscariota: M5S che hanno travasato il loro 30% nel PD e solo in Emilia.
Vero, non sottovalutiamo l’aspetto simbolico. La Lega ha perso uno scontro simbolico molto importante, ma lo scenario sta maturando in direzione tutta opposta ai desiderata piddini e di governo. A partire dalla simbolica (per ora) più che reale faccenda del coronavirus, che se spinge non spinge proprio per un mondo noborder. Virus a parte comincia la nuova crisi economica e anche i sassi sanno che in tempi di crisi sono i governi in carica a essere puniti, non le opposizioni.
Non resta che sfiancare il nemico con una bella guerra di logoramento.
Penso che Salvini è il meno peggio. A parte la Meloni che è la numero uno in assoluto!!