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Le amnesie di Sergio I°, il re repubblicano

di Maurizio Bianconi
9 Febbraio 2022
in L'Editoriale
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Le amnesie di Sergio I°, il re repubblicano
       

«Poteri economici sovranazionali tendono a prevalere e a imporsi aggirando il processo democratico». «La sfida per la salvaguardia della democrazia riguarda tutti e anzitutto le istituzioni. Per questo è cruciale il ruolo del parlamento come luogo della partecipazione».

Parole che potrebbero essere uscite dalla bocca del miglior avversario della postdemocrazia finanziarista. Sono risuonate in un Parlamento che applaudiva 56 volte – un battimani ogni 45 secondi – colui che non aveva rispettato l’impegno e si era fatto incoronare re repubblicano come egli aveva definito se stesso ove rieletto.

Nel corso dell’affabulazione denunciava come male da combattere quello che egli stesso proteggeva anche in quei momenti. Il predicare una cosa e fare il suo contrario pare la cifra del re repubblicano.

La prolusione terminò e nessuno ha poi domandato se fosse o no il re repubblicano a aver negato al centro destra il diritto conquistato sul campo di tentare la formazione del governo. Ciò contrariamente al principio di partecipazione e centralità del parlamento. O se fosse o no il re repubblicano a aver impedito che il ministro economico scelto dal presidente del consiglio fosse poi designato, nominando invece una figura che più corrispondeva a quella gradita dai poteri economici. O se fosse stato il celebrato di quel giorno a aver imposto un campione di quel mondo come presidente del Consiglio. Di talchè il governo in carica si appella con il binomio presidente del consiglio in carica e del re repubblicano.

Chi pronunciava quelle parole è uomo che confonde Europa e spirito europeo con l’Unione Europea, espressione massima di quei “poteri economici sovranazionali”. Quei poteri che si impongono “aggirando il processo democratico” hanno una loro mappa di circoli, associazioni, enti di riferimento, per lo più di natura riservata e privatistica.

Lasciando da parte l’Ue, pur in questa circuitazione, e il Gruppo dei Trenta, il superno conclave, la Commissione Trilaterale, fondata nel 1973 su input di David Rockefeller, è la protagonista delle azioni criticate dal re repubblicano.

La Commissione è un’associazione privata, racchiude personalità di politica, economia e finanza e determina in via riservata le direttrici dell’attività economica, politica, finanziaria dei paesi presi in considerazione. Questo motore dei “poteri economici sovranazionali“ si riunì in Italia, a Roma, nel 2016, senza ammissione di stampa e osservatori, per parlare del nostro paese e dei suoi destini. Il re repubblicano anziché ignorare l’avvenimento oggettivamente opaco e temibile o rappresentare le titubanze che oggi sembra dichiarare senza mezzi termini, fece ben altro. Accolse i membri della Commissione e li ricevette nella reggia romana, il Quirinale. Lì pronunciò parole di riconoscimento per l’opera di sostegno alle democrazie. Non frasi di circostanza ma di adesione alla funzione. Disse fra l’altro «Sono davvero lieto di ricevere al Palazzo del Quirinale i partecipanti alla riunione Plenaria della Commissione Trilaterale».

«Quando oltre quaranta anni fa, David Rockfeller ebbe l’intuizione di dar vita alla Commissione, si mosse. . . per superare le rigidità che sovente accompagnano le relazioni ufficiali tra Governi, così da fornire interpretazioni non formali ma originali. Lo sviluppo della “globalizzazione” conferisce nuova validità a quell’intuizione».

Tags: Sergio Mattarella
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