“Fuori dall’Europa, fuori dalla Nato”. Così Marine Le Pen (sempre in testa ai sondaggi) ha concluso ieri il grande meeting di Lione, il trampolino di lancio della campagna elettorale francese. Davanti ad una platea entusiasta, madame Marine ha fissato il programma dei primi sei mesi all’Eliseo. Se il 7 maggio verrà eletta, indirà subito un referendum sull’uscita della Francia dall’Unione europea e dall’euro. Poi, riprendendo De Gaulle (il convitato di pietra di queste elezioni…) porrà sul tavolo la ridiscussione dell’Alleanza Atlantica. Niente di più e niente di meno di ciò che fece le general nel 1966, quando esplulse da un giorno all’altro gli americani e i loro alleati dall’Esagono. Nella Nazione dei cento sovrani, due imperatori, cinque repubbliche e mille formaggi la storia ritorna. Sempre. Dunque la France independente.
Al tempo stesso la bionda signora vuole la France en ordre. Con regole, leggi, programmi e visioni di lunga durata. Un programma ambizioso, certo. Ma non impossibile. Conoscendo i laboratori culturali e i “pensatoi” che appoggiano il progetto neofrontista, si può fare; negli anni Marine ha lavorato duro e bene, convincendo una parte importante dei tecnocrati delle “grandi scuole” a sostenere la sua battaglia. I risultati si vedono.
A Lione, la candidata ha lanciato il guanto di sfida: “la recente attualità ha dato una dimostrazione eclatante contro la destra del denaro, la sinistra del denaro. Io sono la candidata della Francia del popolo contro la UE, il fallimento totale. E gli immigrati clandestini che hanno invaso l’Europa negli ultimi tre anni sono la dimostrazione piena di questo fallimento”.
Basta, perciò, con il buonismo e la sottomissione culturale all’Islam. Nella linea di Zemmour e Onfray, Marine ha scandito “quando si aspira a stabilirsi in un Paese non si comincia a violarne le leggi. Non c’è e non ci sarà altra legge o valori in Francia che quelli francesi”. Un punto forte che fissa una discontinuità totale con i due avversari principali del FN: Fillon (il “sarkozista gentile” e familista) e Macron (il centrista opaco, ex banchiere in Rothschild). Dato importante, dei socialisti, nessuno ormai si preoccupa. Hollande, l’amico di Renzi, è riuscito a seppellire la gauche. Per i prossimi cinque anni la sinistra francese è fuori gioco.
Punto centrale del discorso di Lione, lo scenario internazionale. I riferementi (obbligati) dei frontisti transalpini sono ora la Gran Bretagna post brexit e la nuova America di Donald Trump. Non a caso. “Questi paesi hanno dimostrato che il risveglio dei popoli contro le oligarchie è possibile: altri popoli ci hanno mostrato il cammino”. Identici i nemici: “i due totalitarismi che minacciano la libertà: la globalizzazione economica e il fondamentalismo islamista”. La campagna prosegue. Contro la UE e la Nato.