I giornali fanno il loro mestiere, ma sappiamo bene come ormai la pubblicazione di atti di indagini abbia raggiunto livelli al limite del tollerabile; figuriamoci quando poi i casi politici nascono attorno a dichiarazioni riportate e, di fatto, senza fonte.
È certo naturale che rivelazioni come quelle su Boschi e Ghizzoni, riportate nel libro appena pubblicato e che immagino voglia pubblicizzare, quando sono diffuse da un personaggio autorevole come De Bortoli abbiano una certa eco. Non del tutto auspicabile è però che su queste parole, né provate né del tutto circostanziate, si provi a costruire una crisi di governo. Questo non certo per venire in soccorso alla sottosegretaria Boschi: anzi, l’ennesimo caso Etruria rischia di far dimenticare come il vero, comprovato scandalo è che l’ex ministra sieda ancora ai banchi del governo.
Per una ragione di opportunità, anzitutto: dopo quanto è successo con il padre, realmente e non per ipotesi giornalistica coinvolto in un importante salvataggio mosso da soldi pubblici, era obbligatorio rassegnare le dimissioni? Forse no, ma sarebbe stato politicamente saggio e umanamente apprezzabile accettare un ruolo meno esposto ed evidente. Renzi ha voluto invece mantenerla il volto della sua (non)rivoluzione e ne ha giustamente pagato il prezzo.
Una ragione ancora più evidente però ci permette di rimproverare le scelte della Boschi: aveva detto lei stessa che in caso di sconfitta al referendum di dicembre avrebbe, come il Magnifico Matteo, abbandonato la politica. Non il governo, non la maggioranza, ma la politica. L’ha detto seriamente e ripetendolo in più di un’occasione, non come battuta, non come provocazione. L’ha più volte rivendicato come gesto di serietà e responsabilità; e in caso di vittoria avrebbe senz’altro rinfacciato volentieri questo suo “coraggio”.
Ha creduto di sbagliare? Ha sbagliato, errare è umano. È giusto, di conseguenza, che paghi.
Le collusioni, vere o presunte, di Boschi e famiglia con banche e interessi finanziari sono ipotesi gravissime e da verificare. La politica meriterebbe più rispetto, anche da parte di giornali e magistratura, in quanto espressione dei cittadini: la magistratura risponde alla legge (o a sé, talvolta), i giornali a logiche spesso più commerciali che giornalistiche. Questo è bene saperlo e ricordarlo per non cadere in facili demagogie: se il sistema Italia è corrotto e incancrenito lo è anche a causa di certa magistratura e di certo giornalismo.
Tuttavia il primo nemico della politica rimane la politica stessa. Uscire dal pantano in cui ci siamo sprofondati, avere nuovamente speranza di poter consegnare agli italiani una classe dirigente politica seria con la quale lavorare costruttivamente, personaggi come la Boschi o Renzi andrebbero allontanati. Non per dei sospetti, ma per il non essere stati in grado di rispettare anzitutto sé stessi.
Se non lo fanno loro, perché dovrebbero farlo gli italiani?
La rivoluzione o evoluzione promessa da Renzi è fallita. Sotto una patina comunicativa accattivante e fresca, si è già ampiamente rivelato come un rigurgito della prima Repubblica, incline al compromesso, al doppiogiochismo e capace come pochi di rimangiarsi la parola data e stare sereno. La logica del meno peggio non ci porti a normalizzazione dell’inganno, specie quando è così spudorato: certo forse è tardi, ma non c’è tardi che sia peggio di mai.