Lessicalmente menzogna, dalla voce latina mentizio, significa bugia considerata da sempre, se pubblica, un’offesa da punire severamente.
Se questa semplice constatazione dovesse tradursi in un effetto-conseguenza il PD milanese dovrebbe finire sotto inchiesta e la sua lista, a partire dal candidato Sindaco Beppe Sala, considerata ineleggibile.
Sappiamo quanto la prassi della menzogna appartenga agli schemi organizzativi della sinistra ma vedere i muri di Milano tappezzati da un “com’era” ad un “com’è” offre un quadro disarmante di come sia stata stravolta la realtà dei fatti.
Insomma per farla breve sono stati affissi manifesti del PD che vantano opere pubbliche concepite e realizzate durante le amministrazioni Albertini-Moratti che per ironia i nostri sinistri avevano sempre avversato e rumorosamente contestato.
Si sono grottescamente fatti belli di quanto avevano cercato di smontare pavoneggiandosi ora del lavoro fatto dal centrodestra…
D’altronde intrappolati dal loro vizio congenito di utilizzare la menzogna come un’arma contundente contro, eccoli scegliersi a candidato Sindaco un “maestro della bugia sistematica” che, dopo aver fatto il fenomeno, non si è neppure vergognato d’aver nascosto i gioielli di famiglia o peggio d’aver vantato utili da 14 milioni di euro nella sua gestione di Expo dimenticandosi dettagli passivi da oltre 100 milioni come risulta da un recente accertamento fatto dal Sole 24 ore!
Eppure, il 35% dei milanesi è pronto a votare per questi cacciaballe e non c’è denuncia o evidenza che tenga. Morale, solo una grande partecipazione al voto del 5 giugno consentirà ai milanesi di rispedirli a giocare a nascondino nei loro circoli ed associazioni tenute insieme dai sensi di colpa e dalla patologia del pensiero unico.