Il 29 e 30 luglio trentuno associazioni e movimenti, riuniti attorno al “Comitato Fermare la guerra” guidato da Gianni Alemanno e Massimo Arlechino, si ritrovano ad Orvieto per una convention intitolata “Orvieto ’23 – Forum dell’indipendenza italiana”. Per vent’anni, la stessa città umbra è stato il luogo eletto per gli incontri della destra sociale. Proprio da quel mondo parte oggi un nuovo impegno politico: differenziarsi dalle posizioni dominanti nella politica ufficiale, dopo la (legittima) svolta neo-conservatrice, liberista e atlantista impressa da Giorgia Meloni a Fratelli d’Italia e il suo nuovo percorso verso il PPE.
Il punto di separazione è stata la scelta della Meloni di schierarsi (già da quando era all’opposizione) nella guerra in Ucraina, contribuendo a far assumere all’Italia quella posizione di paese cobelligerante che è rimasta inalterata, anzi si è rafforzata, nel passaggio dal governo Draghi a quello di centrodestra. Un mese prima delle elezioni politiche nacque perciò il “Comitato fermare la guerra” a cui, oltre ad Alemanno, aderiscono molti esponenti della destra diffusa e rappresentanti delle associazioni.
A Orvieto si fa un altro passo in avanti (altrettanto legittimo). Attorno al comitato si costituisce il “Forum dell’indipendenza italiana” che raccoglie le sigle provenienti dalla destra che contesta le posizioni dominanti in tutta la politica italiana (di maggioranza come di opposizione). Non soltanto quindi lo schieramento sulla guerra, ma anche l’eccessivo allineamento con la UE e con la NATO, l’incapacità di frenare i flussi migratori, i rischi di divisione dell’Italia con l’autonomia differenziata, le scelte economiche liberiste, la scarsa profondità con la quale sono difesi i valori umani e comunitari.
L’ambizione è raccogliere una speranza di cambiamento che va oltre la destra, e che coinvolge anche cittadini provenienti dalla sinistra e dai “mondi del dissenso” che hanno votato negli ultimi anni per qui partiti che promettevano un cambiamento radicale (dal Movimento 5 stelle agli stessi Fratelli) salvo poi restare delusi e magari rifluire nell’astensionismo; delusi dalla continuità della Meloni con i precedenti esecutivi, ma che non possono riconoscersi né in Elly Schlein né in Giuseppe Conte.
Il “Forum dell’indipendenza italiana” si propone quale piattaforma politica e metapolitica, che sia pungolo di tutta la politica ufficiale e che, in particolare, si faccia interprete nei confronti del governo Meloni della richiesta di un cambio di linea politica su molte questioni cruciali.
Orvieto ’23 comincerà venerdì 28 con un’assemblea a porte chiuse tra gli aderenti al forum presieduta dai dirigenti del “Comitato fermare la guerra”; continuerà, sabato 29 e domenica 30 con lavori aperti al pubblico e alla stampa: una serie di dibattiti sui problemi più gravi della nostra Nazione, coinvolgendo esponenti politici e culturali di diverse estrazioni, anche completamente diverse da quelle dei promotori.
La giornata del 29 comincerà discutendo il dramma della guerra in Ucraina, inquadrato nell’ottica più ampia d’un dibattito intitolato “Verso un mondo multipolare”, in cui trova spazio la critica ad una globalizzazione senza regole e all’esplosione dell’immigrazione clandestina. Moderati dal Presidente del Comitato Fermare la guerra, Massimo Arlechino, parleranno i generali Marco Bertolini e Leonardo Tricarico, lo storico Franco Cardini, l’ambasciatore Marco Carnelos, l’analista geopolitico Giacomo Gabellini, il prof. Ugo Mattei (presidente del Comitato referendario “Generazioni future”).
Seguirà la presentazione del libro di Francesco Borgonovo “Guerra senza fine”, assieme a un confronto tra due posizioni opposte riguardo la tragedia ucraina: Gianni Alemanno, portavoce del Comitato Fermare la guerra e Porzia Addabbio, del Comitato direttivo di “Nessuno tocchi Caino”. Il pomeriggio comincerà con un dibattito tra eletti negli Enti locali e rappresentanti di categoria, sul tema della “Sussidiarietà e crisi della politica”, per mostrare come la crescita delle liste civiche e il recupero di ruolo dei corpi intermedi, in nome del principio di sussidiarietà, possano rappresentare una risposta alla crisi di partiti troppo personalizzati e sradicati dal territorio. Seguirà “È l’Europa che ce lo impone” per comprendere come il vincolo esterno europeo sia l’origine delle difficoltà della politica nel fronteggiare la crisi economica, la disoccupazione e la perdita dei diritti sociali.
Ultimo appuntamento pomeridiano sarà “In difesa dell’umano” che raccoglierà una serie d’interventi sulla dittatura tecnocratica e sanitaria, sull’intelligenza artificiale, sul transumanesimo, sulla transizione green e sulla commercializzazione del cibo sintetico. Concluderà la serata “Una festa a lungo attesa” con una cena comunitaria e il concerto del gruppo musicale “La vecchia sezione”.
La mattina di domenica si terrà l’ultimo dibattito, “Per non morire americani. Un Movimento per l’Italia”, moderato da Massimo Magliaro (Direttore di Nova Historica, già vicedirettore del Tg1). Infine, a mezzogiorno, i lavori del forum termineranno con la relazione conclusiva di Gianni Alemanno, che presenterà il “Manifesto del forum dell’indipendenza italiana”.
Si vedrà se idee e progetti saranno capaci e all’altezza di trasformazione di questo forum in autentico movimento politico. Come al solito se son rose fioriranno…