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Home Europae

Padroni, sudditi e servi. L’Europa tedesca è ormai una (dura) realtà

di Gian Micalessin
28 Giugno 2020
in Europae, Home
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Il primo diktat è piovuto sulla testa del suddito Giuseppe Conte colpevole di tergiversare per salvare la faccia di un Movimento 5 Stelle convinto, almeno a parole, di poter rinunciare al fondo salva stati (Mes). Ma il richiamo all’ordine di un  Presidente del Consiglio sorpreso a ignorare le direttive di Angela Merkel disdegnando i 36 miliardi del Mes  è solo il primo segnale  di quel che ci prepara il  semestre di presidenza europea a guida tedesca.

Di certo, per dirla con Mao, non sarà un pranzo di gala.  E neppure un semestre destinato a durare i canonici sei mesi. Il primo luglio iniziano piuttosto le prove ufficiali di un direttorio tedesco destinato a prolungarsi per molti anni a venire. Un direttorio che seppellirà definitivamente la finzione di un’Unione chiamata a far convivere armoniosamente  le istanze di tutti i partner.  La Germania ha incominciato a farcelo capire con l’imposizione  delle politiche di austerità e del patto di bilancio (fiscal compact) europeo. Ma erano noccioline rispetto a quanto succederà nei prossimi sei mesi. E negli anni a seguire.

Fin qui era comunque sopravvissuta la messa in scena di una supremazia tedesca condivisa con la Francia e costretta a misurarsi con le proteste di un Regno Unito sostenuto da Washington. Ora quella foglia di fico è caduta. L’Inghilterra ci ha salutati. La Francia di un Emmanuelle Macron impegnato ad inanellare testa coda su tutti i fronti è ormai una semplice controfigura incaricata di mantenere le apparenze di una dirigenza condivisa. La prova più evidente è il “recovery fund”. Presentato come un progetto franco tedesco si è rivelato, con il passar delle settimane, un progetto a totale guida tedesca.

Ma l’egemonia tedesca diventa vero “imperium” se la consideriamo dal punto di vista dell’energia istituzionale e  della capacità di leadership. All’interno delle istituzioni europee Berlino non è mai stata così influente. Alla testa della Commissione Europea ha Ursula von der Leyen, una ex ministro della Difesa di Berlino considerata una delle più fedeli, anche se non più brillanti, gregarie della Cancelliera Angela Merkel.  Alla testa del Consiglio Europeo c’è  Charles Michel un ex-primo ministro socialista belga che  non ha né la statura, né la potenza di fuoco necessaria per  arginare la corazzata tedesca.  Il ruolo di   David Sassoli, messo alla testa del Parlamento europeo solo per infliggere uno schiaffo a Lega e sovranisti,  resta poco più che ornamentale. Quanto alla francese Christine Lagarde, traghettata alla Bce da Macron, ma subito scivolata sulle gaffe inanellate a inizio pandemia, sembra anche lei aver compreso che il suo più solido corrimano non passa più da Parigi, ma da Berlino.

Ma è sul piano della leadership personale che la Germania ha energie da vendere. La Cancelliera Angela Merkel accusata di aver acceso le polveri sovraniste con le sue politiche di austerità e di apertura ai migranti era considerata fino a pochi mesi fa un’aspirante pensionata. Oggi invece sembra letteralmente risorta dalle proprie ceneri. Grazie ad una gestione del contagio che ha risparmiato alla Germania le tragedie umane ed economiche di Italia, Francia, e Spagna la Cancelliera vive una seconda giovinezza e gode, grazie anche alla mediocrità degli altri leader europei, di un’indiscussa autorevolezza. Proprio per questo è pronta a tutto per garantire la sopravvivenza di un’Unione Europea e di  un euro che  rappresentano la vera cornucopia della Germania.  L’euro – come ricorda l’Economist – “ha permesso alle esportazioni tedesche di crescere senza il fastidio di una valuta sovra apprezzata trasferendo “gli svantaggi   nell’ Europa meridionale” e   garantendo alla Germania una disoccupazione del 3,5%  un tasso che è la  metà di quello registrato  in buona parte dell’eurozona  e  quasi un terzo del tragico 9,8  per cento italiano.

Ma esser leader ricchi indiscussi dell’Unione garantisce anche altri privilegi. Primo fra tutti il varo di quelle misure economiche anti-Covid che stanno permettendo a Berlino di convogliare aiuti di stato per oltre mille miliardi alle aziende tedesche in difficoltà. Un aiuto di dimensioni impossibili per l’Italia e tutti gli altri paesi che garantirà l’egemonia indiscussa alle aziende teutoniche e la morte delle concorrenti italiane e spagnole.  Proprio per questo la Merkel è pronta a tutto pur di far sopravvivere l’Europa e la sua moneta. E il primo passo è far ingurgitare al recalcitrante Giuseppe Conte e ai Cinque Stelle i 36 miliardi del Mes.

Tags: Angela MerkelGermaniaUnione Europea
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