
Se la Boschi fosse stata ministro in un esecutivo non di sinistra, magari presieduto da Berlusconi, non è davvero difficile prevedere che a questo punto, con la vergognosa vicenda della Banca Etruria, in cui è pesantemente coinvolto il padre, sarebbe stata ristretta in isolamento nelle patrie galere, al termine di una lunga ed accurata gogna mediatica.
Se il primo ministra francese Manuel Valls avesse militato nel partito gollista o in altri movimenti di destra, e avesse pronosticato “il rischio di una guerra civile” in caso di successo, libero ed aperto, di un gruppo di sinistra, sarebbe stato immediatamente dai giornaloni o giornalini nostrani (Corriere, Repubblica, Stampa e Avvenire) addebitato al ludibrio anche degli allievi degli asili nido, come pericoloso “fascista”.
Sono queste rinnovate conferme della macchina propagandistica, mai sconfitta, della sinistra, che in questi ultimi o mesi ha potuto agire indisturbata per l’insipienza della stampa non allineata, condizionata dai sogni o meglio dai calcoli del “Cesare di Arcore”.
Talora emergono delle reazioni occasionali e principalmente fragili, in effetti ed in realtà simili a fuochi fatui. Un esempio: l’editoriale di Sallusti “I Leopoldi e il marchese del Grullo” è di una pesantezza eccezionale, che sarebbe dovuta essere quotidiana contro l’arrogante e la prepotente creatura dei poteri forti, di cui è voce. L’unica nota stonata è rappresentato dallo scontato omaggio alla retorica imperante con la definizione di “duce”, al posto della quale molto più realistica ed efficace sarebbe stata quella di “dittatore cubano o centro africano”.
Il bracco operativo di potenti officine è giudicato da Ostellino con il consunto epiteto di “fascistello”, come non fossero esistiti nella storia e non esistessero nell’ attualità autocratica più oppressivi e più antidemocratici dell’uomo di Predappio.
L’inadeguatezza e l’inconsistenza della sedicente opposizione di centro – destra trovano un’amara ma purtroppo non nuova convalida nella mancata presentazione di una mozione di sfiducia contro la Boschi, invocata da Storace, al momento fautore della candidatura romana di un certo signore dai natali politici assai noti e dagli intenti presenti misteriosi. L’iniziativa necessaria e seria è stata assunta dal pentastellato Di Battista.
Due parole su un’intervista del politologo Alessandro Campi, che la dicono lunga sul clima esistente in Italia e su un mutamento sempre più irrealizzabile nonostante gli incontri ristretti nella residenza del presidente del Milan. Per Campi, con immagine felice e centrata, “la sfiducia nei confronti della politica tradizionale nasce, oltre che dal risentimento, anche da considerazioni più razionali. Oggi, destra e sinistra si somigliano troppo: hanno le stesse ricette, non dicono mai niente di originale, assumono atteggiamenti conformistici, spesso finiscono per convergere a livello di sottogoverno. Si ha l’impressione [del tutto infondata, perché i gruppi che spadroneggiano sono famelici] che si spartiscano il potere alle spalle dei cittadini” .