Scrivere quando si accavallano delle sensazioni, interiorizzando solo alcuni degli aspetti importanti e tralasciando la notizia senza trasmetterla, può indurre in errore. Nell’articolo che ho scritto e che abbiamo pubblicato sull’incontro di Marion Le Pen a Milano, alcuni lettori ci hanno giustamente fatto notare di non aver capito il senso del testo. Ci tengo a precisare che è stata una mia scelta anteporre l’analisi sin dall’inizio, lasciando solo in ultimo alcuni aspetti puramente informativi ed alcune riflessioni che ritenevo importanti, sulla cronaca della serata.
Non sono un uomo prestato ai racconti di cronaca e quando posso, tendo a rompere uno schema conforme: proprio per il semplice motivo che, non mi sono mai riconosciuto come uno “scrittore” di destra (non amo le etichette), abituato a seguire degli schemi prefissati. Pagando volentieri lo scotto di quella che si è rilevata un’arma a doppio taglio, ripeto, voluta e, secondo alcuni errata. Credo di aver chiarito senza nessuna presunzione il mio intento. Ora, occupiamoci di qualcosa che è di sicuro parecchio più interessante.
Mercoledì 16 marzo, alle ore 19.00, Marion Le Pen ha partecipato all’incontro organizzato da Vincenzo Sofo (magazine on line iltalebano.com) al Palazzo delle Stelline di Milano patrocinato dalla Lega Nord, cui hanno partecipato in veste di relatori Matteo Salvini e Davide Boni. Il titolo scelto, “Milano Capitale dell’Identità”, non è a caso. Innanzitutto, la strategia leghista è quella di promuovere volti nuovi e giovani che hanno un consolidato trascorso politico. E a questo, bisogna aggiungere l’opportunità offerta dalle elezioni Amministrative di promuovere il progetto e i contatti con il Front National.
La Lega sa benissimo che la città di Milano è sempre stata l’anticipatrice di quello che avverrà, soprattutto in politica. E cosa c’è di meglio di una vetrina nel capoluogo lombardo per unire il nuovo che avanza, all’attrattiva di un possibile catalizzatore quale è il “Fronte Nazionale Europeo”, sviluppatosi con l’alleanza del Front National ? Questo era lo scopo dell’incontro che puntava ad un allargamento, costitutivo, anche in Italia.
La direzione del FN e Marion in visita a Milano, hanno svelato uno dei meccanismi che ha permesso al partito ex casa Le Pen, ora il più amato di Francia, il raggiungimento di risultati inattesi: l’elaborazione prima e la costituzione poi, di “gruppi collettivi” dipanati su tutte le categorie della società, aperti al dialogo e finalizzati ad elaborare, le soluzioni possibili per delle problematiche che sono urgenti. Avvicinandosi in pochissimo tempo, alle rappresentanze lavorative, industriali, sociali, culturali, dei mestieri e delle professioni ed anche (vedi il movimento Banlieues Patriotes) ai “nuovi francesi” delle periferie urbane.
La brusca virata e la successiva strategia che ha portato il partito tra la gente, dal basso verso l’alto, si è poi rilevata essere la chiave del successo politico. Indubbiamente, è risaputo che il Front National punta all’Eliseo, pur sapendo benissimo che il primo obbiettivo è un altro. La strada non è cosi spianata come sembra: il cambiamento è stato necessario per affievolire le insidie che giungono dal sistema elettorale francese, l’incognita di una governabilità e della rappresentatività negli scranni che contano (di questo si tratta), passa in Francia come in Italia dall’appoggio dei gruppi di pressione che contano. Lo sanno benissimo la figlia e la nipote di Jean Marie Le Pen, Matteo Salvini e il suo partito.
Nella sala colma di gente tra gli accorti ed intelligenti intermezzi del moderatore del “Il Talebano” e la bella e capace Marion, in fondo seduti sulle ultime sedie si era accomodata una nutrita rappresentanza del mondo ebraico. In silenzio, molto attenta, meditando. Subito dopo aver salutato i mattatori della serata, la delegazione è tornata al suo posto nelle ultime file.
Non c’è quindi da meravigliarsi se Matteo Salvini vola in Israele. Ci si meraviglia magari dei suoi atteggiamenti confusi: piange sulle mura del Knessett, il Parlamento israeliano. Discute di sicurezza e sproloquia su due ideologie agli antipodi. Sappiamo che Oriana Fallaci ha mietuto più vittime dell’influenza spagnola. È allora un’ulteriore novità, leggere e sentire dal Matteo di opposizione che «I Nazisti uccidono in nome di Allah’» e che Israele è un «modello di sicurezza» ? Una domanda: ma quale fronte, non necessariamente partitico ma composto da chi ha scelto di ribellarsi e combatte non solo quando si vota, confonde un’ideologia con un’altra, la mattanza palestinese per una passeggiata di salute, prodiga di cofanetti della Tzedakah ?
Al di là dei limiti di Salvini, la serata con Marion e Vincenzo è risultata essere riuscita sotto tanti aspetti. Al contempo, nulla di nuovo sull’usufrutto, modernizzato, di un termine giuridico che deve essere seguito anche in politica, tradotto in una “Dura lex, sed lex” che attraversa come abbiamo visto Parigi e Milano. E pensare che c’è ancora chi crede il contrario: basta una fiammella, la parola fronte e tutto sorride. Un brand che prima avevamo esportato e ci avevano copiato, ora ritorna nella sua forma più pura. A differenza dei Magister e dei soliti feticci della destra italiana, numeri alla mano.
A commento di un precedente articolo dello stesso autore sullo stesso argomento, un lettore ha scritto: “Ho letto l’articolo due volte, ma non ho ancora capito dove l’autore volesse andare a parare.” Condivido. Anche rispetto al presente articolo.
Rimane il fatto che il Front National sta subendo un’involuzione negativa sotto la guida di Marine: vecchi militanti e attivisti cacciati perché troppo legati a Jean Marie Le Pen, deputati europei espulsi perché troppo “islamofobi”, abbandono della tradizionale politica di sostegno ai cattolici di “Manif pour Tous”, vice presidenza a tale Philippot, illustre sconosciuto ma omosessuale dichiarato e filo-gollista, rinuncia alla tradizionale sfilata del 1° maggio in onore di Giovanna d’Arco. La destra francese, petainista, cattolica, identitaria e sovranista, fatica sempre di più a ritrovarsi nel nuovo FN “dediabolizzato”. Marion Le Pen, ancora legata allo zio Jean Marie, cattolica tradizionalista, di “destra-destra”, ancora resiste grazie al suo carisma e successo personale nel sud della Francia. Lo scontro, già in atto, sarà tra Marion e Marine. Vedremo. Amici francesi ma anche i media di destra francesi, come “Rivarol” e “Minute”, non escludono che si crei un’alternativa “a destra” ispirata all’anziano ma sempre combattivo Jean Marie, nonostante le persecuzioni del regime giacobino, che lo ha più volte incriminato per le sue opinioni e ora lo perseguita anche sul piano fiscale.
Gentilissimo, diciamo che non c’è proprio nessuna intenzione di voler capire nulla. A quanto pare… Lei ha scritto: “La destra francese, petainista, cattolica, identitaria e sovranista, fatica sempre di più a ritrovarsi nel nuovo FN”. Allora, Jean Marie Le Pen non ha mai detto di essere di destra come la figlia. In una riga ha citato tutti i mali della destra che a mio avviso sono cronici. A partire da quel bigottismo, simile ai battisti di oltre oceano. Diciamocelo, fosse solo questa la similitudine della “ destra-destra”… È bene ricordare che Jean Marie era poujadista: Marine Le Pen non si è inventata nulla di nuovo che il padre non abbia già sperimentato al fianco di Pierre Poujade. Tranne, come abbiamo visto, correre dietro a quei gruppi di pressione che ho citato nell’articolo. Secondo me Jean Marie ha fatto bene a ricordarlo alla figlia. Perchè ? Quegli stessi gruppi che gli garantiscono una rispettabilità e un certo numero di voti (basta leggere i cognomi di alcuni rappresentanti del nuovo corso), prima o poi la tradiranno e cercheranno, un’altra sponda a seconda delle opportunità. Fa parte del “ Risiko” della politica e gli auguro che non sia lo scotto da pagare di chi punta alla “governabilità”. E poi perchè, è una questione di stile. A proposito, ha notato che il bel volto da presentare è solo ed esclusivamente uno di famiglia ? Marion sta facendo da pacere tra i due litiganti e fa bene, anche a ricordare, l’importanza che ha ed ha avuto Jean Marie. Non dimentichiamoci peró, che il FN è il “giochino” di famiglia e la lite, pare anche una questione legata alla gestione della cassa e a tutto quello che gli sta attorno. Jean Marie fonderà un’alternativa ? Io non penso e se lo farà, è tutto legato ai ruoli interni ma sopratutto, a chi ne prenderà in mano le chiavi.
Cordialmente
Francesco Marotta