Ci sono due elementi preoccupanti nella nostra concezione di vita e di società: una falsa nozione di uguaglianza umana e una mal riposta fede nella dottrina della democrazia. Che tutti gli uomini siano uguali è un’affermazione alla quale, in ogni tempo della nostra storia tranne l’attuale, nessun essere umano sano di mente ha mai dato il suo assenso. In questa dichiarazione, forte ma pregna di significato, mi trovo totalmente d’accordo col famoso scrittore Aldous Huxley.
Le persone, in ogni luogo del nostro pianeta, sono diverse fra loro: abilità, interessi, intelligenza, carattere, aspetto fisico. Tutti lo riconoscono, ma allo stesso modo negli ultimi tempi della storia umana, il potere costituito insiste sulla essenziale e intrinseca uguaglianza degli esseri umani. Sempre citando Huxley, politici e filosofi hanno spesso parlato dell’uguaglianza dell’uomo come se fosse un’idea necessaria e imprescindibile, un’idea in cui gli esseri umani devono credere, così come devono, per la natura stessa della loro costituzione fisica e mentale, credere in tale nozione come peso, calore e luce. L’uomo è per natura libero, uguale e indipendente, dice il governante di oggi, con la calma sicurezza di chi sa di non poter essere contraddetto. Ed è così. Non esiste contraddittorio ormai.
Analizzando anche da un punto di vista cristiano la questione, il concetto di fratellanza non implica un concetto di uguaglianza e neppure il fatto che di fronte a Dio si sia tutti uguali sottintende che gli uomini siano uguali fra loro. Scienza, antropologia, filosofia, religione e buon senso giungono tutti alla stessa conclusione: l’uguaglianza umana è un errore e qualsiasi ideologia politica basata su tale concetto è destinata al fallimento.
Parliamoci chiaro: Il concetto di uguaglianza è in definitiva distruttivo perché dichiara, non solo che nessuno è peggio di nessun altro, ma soprattutto che nessuno è migliore di nessun altro. Così che nessuno può essere migliore. Il miglioramento di sé e il superamento di sé diventano impossibili se siamo tutti uguali. Qualunque cosa tu faccia, sarai solo e sempre uguale al peggiore tra gli uomini. Questa dottrina non è semplicemente falsa; è assolutamente spregevole e distruttiva. Impedisce obiettivi superiori. Significa la morte dell’umanità. Dove non si sale, si scende irrimediabilmente. Ed è la società in cui noi viviamo oggi.
Il sostegno alla democrazia moderna è in effetti più un sistema di credenze, o addirittura una fede, che qualcosa di fondato nella storia, nella ragione e nella filosofia. La democrazia ci viene inculcata come una virtù indiscussa, che va difesa a tutti i costi e che deve essere diffusa nel mondo, anche con le armi (capite quanto siete fuori rotta?). Si tratta di un errore politico fondamentale, fondato su una concezione erronea e dannosa dell’uguaglianza umana; deve essere superato se vogliamo sopravvivere a lungo termine.
Platone affermava che la vita dell’uomo democratico non ha né legge né ordine; ma l’uomo democratico chiama questa esistenza distratta: gioia, beatitudine e libertà; e così va avanti… ed è tutto uguaglianza… La sua preziosa libertà, data la licenza sfrenata e la mancanza di disciplina, si trasforma in una ricerca del piacere insensata e confusa.
La democrazia è affascinante, disordinata e scintillante. È tutta spettacolo e nessuna sostanza, alla fine a governare sono sempre i più ricchi. La stragrande maggioranza della popolazione mondiale si culla nel proprio benessere privo di ogni valore reale, oppure tenta di assomigliare al vicino più ricco, a quello con una vita di bagordi, mai a quello più intelligente o a quello più virtuoso.
Ed è proprio il mito dell’uguaglianza ad ogni costo che continuerà a livellare verso il basso questo sistema. Anziché essere fratelli ed aiutarci l’un l’altro per il miglioramento del collettivo, scegliendo i più valorosi fra noi alla guida delle società; optiamo per la soluzione più semplice: anche tu non sarai mai nessuno, perché io non valgo nulla. Comprendete quale profonda triste disumanità ci sia alla base dei nostri ragionamenti?
Anche Aristotele definì la democrazia il peggior sistema possibile. Ma Platone, Aristotele e nemmeno Huxley saranno mai testimonial di una multinazionale.