Chi controlla il presente controlla il passato, chi controlla il passato controlla il futuro: questa profetica visione dal 1984 di Orwell sembra la migliore descrizione di quanto sta accadendo negli USA, dove dopo le statue confederate sono cadute nel mirino dei rimozionisti anche quelle di Cristoforo Colombo.
Hai voglia a raccontare che senza radici l’albero cade, che chi non ha passato non ha futuro e via dicendo… qui siamo ad altri livelli, assolutamente imprevedibili fino a poco tempo fa. Perché se con grande disonestà intellettuale era possibile tracciare arditi paragoni tra l’abbattimento delle statue confederate (in differita di 150 anni) e quelle dei regimi sconfitti nella storia, cosa c’azzecca Cristoforo Colombo?
Certo, Colombo è un figlio eccellente del popolo di navigatori e trasmigratori ed è necessario ricordare quale orgoglio fosse per i nostri connazionali che giungevano in America verso un futuro incerto sapere che quel continente, immenso e ricco, era stato scoperto proprio da un italiano.
Ma non ci offendiamo solo per nazionalismo.
L’offesa è alla logica e alla coerenza. La verità è che Colombo è stato il primo a percorrere quella tratta atlantica che soprattutto nell’epoca della grande emigrazione europea rappresentava il sogno americano. Un viaggio compiuto da milioni di persone, che qualcuno cerca di paragonare a quello presente e mediterraneo, verso una vita migliore, in un continente nuovo, nel nuovo mondo.
Cristoforo Colombo ha inseguito il suo sogno folle ed è stato il fondatore involontario del sogno americano, la narrazione di un nuovo approdo per tutti. Ora non è più così. Doveva restarsene a casa, andare altrove, tornare indietro. Poco importa che siano stati ben altri che Colombo, per secoli, a sterminare e depredare le terre dei Nativi: i simboli dei colonizzatori resistono e sventolano in tutti gli Stati Uniti. In questo nuovo, oscuro, secolo americano occorrono facili capri espiatori per evitare difficili soluzioni. Nulla cambierà la storia, ma nascondendola si può racimolare qualche voto in questo caso sul fronte ultraliberal.
I campioni dell’accoglienza distruggono così le effigi dell’uomo che ricorda come in Nord America siano (quasi) tutti discendenti di immigrati. I campioni dell’integrazione procedono alla disintegrazione dei pochi simboli identitari che gli USA potevano esibire. Dovremo aspettarci una coerente emigrazione di massa dal Nord America, per lasciarlo nuovamente ai Nativi? O si tratta solo di una pagliacciata isterica? In attesa della scontata risposta, registriamo che il sogno americano è diventato un incubo, di quelli derivanti da una brutta indigestione. Gli Stati sono sempre meno Uniti: evitiamo di ricordargli che il continente intero è intitolato a un (invasore?) italiano, o dovranno cancellarsi anche il nome.