Il volume è curato in sintonia da due uomini pubblici, ministri e parlamentari, spesso presenti nei salotti televisivi, con un intento ardito e pericoloso, pare accantonato, quello del manifesto politico (“questo è un libro che vuole ispirare, in movimento, una politica nuova”).
Il “Rinascimento” possiede una valenza storica in Italia e non solo in Italia, purtroppo remoto, irriproducibile e irripetibile.
Il primo dei due capitoli, elaborati da Sgarbi (L’Italia e il suo Rinascimento) è fondato su una descrizione precisa, piena, entusiasta sino all’enfasi, comunque godibile. L’altro (Rinascere dopo il terremoto), riguardante le regioni colpite dagli eventi tellurici del 2016, è amaro e grave, segnalando incurie, ritardi ed omissioni nella tutela e nella salvaguardia di un patrimonio artistico unico ma sconosciuto a milioni di cittadini, ai quali nessuno si è degnato di offrire una conoscenza minuziosa e puntuale di tanti capolavori. Non da oggi ma oggi più che mai e a livello statale e a livello locale si opta per l’esaltazione dell’effimero, del fragile e del conformistico.
Un’osservazione per Sgarbi: ritiene “il Cristianesimo un insieme di valori di appartenenza” e tale da aver “dato la testimonianza più alta che potesse dare, quasi come Dio”. Sarebbe risultato di sicuro più storico l’uso della parola “Cattolicesimo” rispetto all’altra usata, segno di una commistione infelice e dannosa con il protestantesimo arido e piatto.
Nella presentazione i due autori definiscono le intenzioni del libro “insolito rispetto ad altri. Insolito anche perché non è triste , ma spinto oltre il definitivo idiota immobilismo del potere costituito o che si vorrebbe ricostituire, oltre la dilagante ripetitiva ottusità del suo pensiero (pensiero, si fa per dire) inconsistente, per innalzarsi ad una visione e un sogno che superino l’atmosfera cupa che oggi è calata nel nostro Paese per effetto di troppi conflitti, poca speranza, molta stupidità”.
Le pagine scritte da Tremonti (Le ali al folle volo) appaiono senza equivoci più accorte rispetto all’altro saggio Mundus furiosus, esplicite e polemiche sin dal titolo.
Un passaggio, nell’avvio, appare qualificante e per primo basilare: “la crisi che oggi inizia dallo Stato, e che da qui si irradia ai tanti, troppo campi della nostra vita e della nostra attività, non deve dunque cancellare le altre due idee portanti: l’ idea della Patria e soprattutto l’idea della Nazione”.
Cittadini, privi o superficiali nelle due idee, non raggiungono mete serie e non costruiscono futuro. Si deve persino – tanto è la situazione magmatica – ricorrere ad un viaggio in 12 tappe nelle maggiori città italiane, dedicato alla Costituzione, così da sconfiggere (o tentare) la “fatica della democrazia”.
Tremonti considera inutile e gratuita la sottomissione all’Europa e caldeggia la valorizzazione di “tutto ciò che è civico e locale”, a patto e a condizione non sia enfatizzato e caricato di poteri impropri, come accade purtroppo in Italia.
Osservazioni e considerazioni (e qualche appunto) non difettano ma due volte l’A. offre nella brevità incisiva, sua dote indiscutibile, flash efficaci e plausibili.
“L’”uomo nuovo” è l’uomo “a taglia unica” e “a pensiero unico”, tanto nel suo essere quanto nel suo pensare”. E’ l’”uomo” , al quale non vengono offerti elementi di giudizio misurati e completi, a spettro totale, ad esempio sul comunismo, sugli Stati Uniti, sulla crisi della fede.
Penso ai libelli faziosi o diffamatori della realtà storica, decantati da Mieli, alla fatica miope di Teodori nonché all’intangibilità di papa Bergoglio.
Così come è pregnante l’avvio sulla Repubblica “disarticolata, dopo l’introduzione folle “e quasi in contemporanea” tanto del “decentramento” quanto del “federalismo”.
VITTORIO SGARBI – GIULIO TREMONTI
RINASCIMENTO
Milano, Baldini e Castoldi – La nave di Teseo, 2017
pp.190. € 17,00.