Il governo militare nigerino ha annunciato la chiusura dello spazio aereo del Paese, giustificando la misura sulla base di un possibile intervento militare straniero. “Un pre-schieramento per la preparazione dell’intervento è stato effettuato in due Paesi dell’Africa centrale. Qualsiasi stato coinvolto sarà considerato cobelligerante”, ha detto il colonnello Amadou Abramane, portavoce del Consiglio nazionale per la salvezza della patria (come si è definito il nuovo governo militare salito al potere dopo il colpo di stato).
Quest’oggi è scaduto l’ultimatum dei Paesi della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas nell’acronimo inglese) per la liberazione del presidente deposto dai militari golpisti, scadenza che potrebbe segnare il passaggio all’intervento militare contro la giunta nigerina. Intervento caldeggiato da diversi Paesi occidentali (Francia in primis), ma contro cui si levano numerose voci contrarie all’interno degli stessi Paesi della regione.
In Nigeria, alla guida dell’Ecowas, il senato ha respinto la richiesta del presidente dell’impiego dei militari in Niger, così come contrati ad un’operazione militare si sono detti Ciad e Algeria. Mali e Burkina Faso, invece, hanno già dichiarato che un eventuale attacco al Niger sarà considerato come un atto di guerra anche nei propri confronti.
La partita nigerina, dunque, sembra farsi sempre più complessa, anche a causa dei forti interessi europei ed occidentali nella regione (nel Paese sono presenti contingenti militari francesi ed italiani, ufficialmente per contrastare le forze jihadiste e i trafficanti di esseri umani). Basti pensare che l’uranio estratto in Niger alimenta una parte consistente delle centrali nucleari francesi: perdere il controllo sull’ex colonia sarebbe uno scacco strategico per Parigi.